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Emarginati, matti e bizzarri nel Medioevo
Descrizione
Il Medioevo, contrariamente a quel che spesso si pensa, è stato una civiltà dell'immagine, un'epoca nella quale i castelli, le cattedrali, i mulini a vento, le gualdrappe e le armature dei cavalieri parlavano. Ed in quell'epoca non esisteva ufficialmente la figura del diverso o dell'emarginato, se si fa eccezione per il "bandito", persona che per decisione di un nobile locale o di un ecclesiastico, era respinta al di fuori dei confini di una zona. Nonostante questo, però, una vasta pletora di folli, emarginati e diversi viveva ai margini delle comunità medioevali, divenendo spesso un unico personaggio, fonte di ispirazione letteraria come nella "Chanson de Roland" o nel "Yvain ou le chevalier au lion" di Chrétien de Troyes. Il cristianesimo era la religione vincente, e la Chiesa cattolica introdusse nella società una serie di regole e gerarchie rigide, trasmettendo alle persone "incomprensibili e diverse", fossero esse eretici, ebrei, lebbrosi, epilettici, furiosi, cantori d'amore, stolti, vagabondi, accattoni, prostitute o peccatori, un senso di allontanamento forse poco intriso di ideologia, ma non per questo meno intenso e profondo.
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