Descrizione

«Nel presente volume» scrive Emilio Cecchi nel 1958, nella prima edizione di quest’opera, «accompagniamo commossi Bernard Berenson negli estremi suoi pellegrinaggi a Roma, a Venezia, in Romagna, in Calabria, in Tripolitania, e infine in una lunga, amorosa visita a gallerie, monumenti e luoghi di Firenze, la città dei suoi studi più impegnativi e delle sue più alte speculazioni estetiche. È come se Berenson, nella sua estrema vecchiezza, prendesse congedo da tutto ciò che nella sua vita ha amato, da tutto ciò che ci ha insegnato ad amare più profondamente. “Quasi ogni cosa che ci pone al di sopra dei selvaggi” scrive “è venuta a noi dalle sponde del Mediterraneo”. Vi ritorna, in un religioso pellegrinaggio, e la descrizione di ciò che vede – o, per meglio dire, che rivede per l’ultima volta – fa leva sul patrimonio di una immensa esperienza culturale, e le nuove impressioni reagiscono e si amalgamano coi ricordi della sua vita inimitabile. Nella crisi che minaccia la cultura e la civiltà moderne, è un privilegio aver vissuto al tempo di uno degli ultimi grandi umanisti. E con maggior forza di sente il dovere di preservare ogni vestigio e ogni memoria del loro lavoro e della loro parola».

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