Descrizione

Una prostituta trentenne in un mondo digitalizzato esercita il suo mestiere con ferrea disciplina e finanche un pizzico d'orgoglio, lavorando alacremente alla propria crescita professionale per tenersi stretta la sua fetta di mercato. In questo ramo però si fa presto a invecchiare e allora diventa fondamentale "non puzzare e tenere d'occhio il peso". Teatro delle sue gesta è un'alcova di plastica (perché la plastica si lava facilmente e non rimangono macchie) e il catalogo è vario: triangoli, incontri a due o di gruppo o ancora numeri acrobatici che richiedono appositi attrezzi e travestimenti adeguati. Come quando deve farsi le trecce e col pennarello dipingersi le lentiggini sul naso per soddisfare un cliente che ama le bambine, ma teme la legge. La descrizione, benché esplicita, non risulta tanto oscena quanto divertente, sempre pacata, perché - visto con gli occhi di lei - si tratta di lavoro e nient'altro. Ogni sua prestazione si trasforma in oro, rimpinguando la carta di credito di questa valente imprenditrice di se stessa, concedendole l'inesauribile piacere di imperversare senza freni in un asettico centro commerciale, con tanto di aria condizionata e porte ad apertura automatica, dove immaginare esilaranti soggetti per improbabili reality show, nonché trame di incontri sessuali non ancora avvenuti, irrealizzabili o da realizzare. Questo monologo, che racconta la psicologia del rapporto tra la narratrice-prostituta e i suoi clienti, è privo di qualunque coinvolgimento emotivo della donna e questo le permette una visione dei rapporti umani disincantata e scevra da moralismi o sentimentalismi di ogni genere.

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