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Paolo di Tarso nel pensiero ebraico
Descrizione
Paolo di Tarso è finalmente al centro del dialogo ebraico-cristiano. A lungo, diciamolo francamente, ne è stato escluso come una presenza imbarazzante, quasi un ostacolo per pensare di poterlo rimuovere. La visione tradizionale cristiana ne faceva un "convertito" e quindi un apostata del giudaismo, se non il nemico giurato della Torah. Come tale lo ha trattato (e ignorato) anche la tradizione ebraica (almeno fino a tempi recenti con i primi tentativi di una rilettura della sua figura). Ma quella di Paolo non è una "conversione" bensì una "vocazione" che o merita di essere riconsiderata più attentamente nella sua complessità. Al pari di Gesù è nato, vissuto e morto da ebreo, per la semplice ragione che nel primo secolo il cristianesimo ancora non esisteva come religione autonoma e distinta dal giudaismo, ma si presentava come movimento apocalittico e messianico all'interno del giudaismo. Ciò che Paolo rigetta sulla via di Damasco non è il giudaismo ma una certa visione zelota del giudaismo che lo aveva portato a perseguitare i seguaci di Gesù. L'esperienza di Paolo (per quanto singolare) appartiene alla dialettica interna dei molti gruppi e movimenti presenti nel giudaismo della sua epoca. I 16 saggi che compongono questo volume, dedicati ad alcuni dei pensatori ebraici più significativi (da Baruch Spinoza a Elia Benamozegh, Martin Buber, André Chouraqui e molti altri) sono scritti dai maggiori studiosi della materia, uomini e donne di diverse fedi e orientamenti religiosi, garantendo il massimo rigore scientifico e documentario.
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